La ricostruzione della città dell’Aquila non può essere anonima, ma artistica
di Sergio Nannicola*
Grazie a tutti di essere presenti oggi. Ci offrite l’occasione per introdurre un dibattito importante per il futuro patrimonio artistico della città dell’Aquila e del suo territorio.
Le considerazioni che mi accingo a fare sulla legge che sto per illustrare avrei preferito farle sicuramente in un’altra circostanza; certamente dopo aver visto ricostruite prima le case dei cittadini e poi tutto il resto. Tenuto conto però della piega negativa che hanno preso i programmi di ricostruzione, è del tutto inevitabile prendere atto della situazione e proporre ora una discussione preliminare che quantomeno possa servire a sensibilizzare e in qualche modo a chiarire le possibilità offerte dalla legge 717 del 1949. La legge, appunto, riguarda l’Arte negli edifici pubblici e contestualmente il ruolo giocato dagli artisti. Nel nostro caso quelli che in qualche modo riusciranno a dare il loro contributo estetico nella prevista ricostruzione del cratere sismico aquilano. La legge (meglio conosciuta col nome del 2 percento) dopo le “Linee guida” emanate nel 2007, ha ridisegnato la sua applicazione rendendola coerente con l’evoluzione del dibattito culturale e le esigenze del mondo contemporaneo, ridefinendo anche gli ambiti operativi entro i quali è necessario e possibile coinvolgere gli artisti, al fine di rendere meno casuale l’inserimento della loro opera nell’edificio pubblico in costruzione ex novo o in ristrutturazione. Per questo motivo la stessa legge richiede l’individuazione degli artisti che realizzeranno le opere in situ già dalle fasi preliminari del progetto, per cui è indispensabile far conoscere i dettagli e le opportunità offerte dalla 717, visto anche che nell’area del sisma i progetti di ricostruzione, restauro, ampliamento degli edifici di pubblica utilità si vanno via via delineando nel loro programma di attuazione.
A tal proposito è dunque indispensabile sottolineare che la ricostruzione della città di L’Aquila non può essere una mera e anonima ricostruzione, fatta di palazzi senza storia e senza volto. Tutto ciò deve avere una consapevolezza e una valenza artistica di pregio, così com’è avvenuto in passato e soprattutto dopo un disastro epocale come quello che ci ha colpiti. La storia infatti ci ha consegnato una città d’arte ricchissima di emergenze artistiche, architettoniche e monumentali. Abbiamo dunque la responsabilità oltre che il dovere morale di gestirla e tutelarla in ogni modo per consegnarla al futuro, migliorata sia nella sua sicurezza sismica, ma anche nei suoi invidiabili gioielli urbani ed extraurbani.
L’Aquila ha bisogno degli artisti come gli artisti avranno l’opportunità di misurarsi con il capoluogo abruzzese al fine di realizzare una ricostruzione che sappia far riconquistare l’identità e l’autorevolezza perduta, mettendo a disposizione del territorio una creatività capace di trasmettere senso, prestigio e orgoglio attraverso le future opere che si realizzeranno nell’area del cratere sismico. Per fare questo è necessario avviare una nuova fase progettuale mettendo in sinergia le forze migliori di questa città e di tutti coloro che vorranno spendersi onestamente e culturalmente per L’Aquila. Rivolgiamo quindi una proposta operativa precisa alle categorie professionali di ingegneri, architetti e urbanisti affinché interagiscano con gli artisti non solo perché lo prevede la legge, ma affinché si possa riscoprire una metodologia di lavoro innovativa che consenta di mettere in sinergia le specifiche competenze. Possibilmente tutti intorno allo stesso tavolo di lavoro, condividendo le responsabilità professionali attraverso la costituzione di gruppi misti di progettazione che sappiano guardare con lungimiranza al futuro di questo territorio.
Faccio infine una mera considerazione contabile per dare solo un’idea dell’entità finanziaria in gioco da alcuni dati raccolti: nel cratere sismico nei prossimi anni saranno spesi oltre 500 milioni di euro per la ricostruzione degli edifici pubblici; almeno 10 milioni di questi dovranno essere utilizzati per acquisire opere d’arte contemporanea. Sono tanti, sono pochi, non è questo il punto.
Il nostro primo obiettivo è quello di applicare e far rispettare la legge, evitando che gli stessi edifici restino senza il previsto collaudo a causa della mancata applicazione della legge del 2 percento. Impieghiamo quindi queste risorse finanziarie nel modo migliore mettendoci in gioco tutti, attivando processi di ricostruzione democratici in cui a vincere è il migliore, prevedendo bandi di concorso regionali, nazionali e internazionali. Cogliamo finalmente l’occasione per ricostruire una città unica in tutti sensi, e, certamente sarà più bella, attraente e funzionale per tutti.
La politica favorisca questi processi, please.
* Artista e docente presso l’Accademia di Belle arti di Brera – Milano